Il Tao e il pensiero di Edward Bach
Il Tao è l'espressione più elevata e perfetta che mai fu scritta su Dio e sulla sua manifestazione terrena. È quanto di più raffinato il linguaggio umano è mai riuscito ad esprimere sulla vita e sulla realtà così com'è. Difficilissimo è poterlo tradurre in una lingua diversa dalla sua, senza alterarne il significato profondo, per l'incapacità dei traduttori di comprenderne il senso, visto che sono essenzialmente degli studiosi della lingua e non dei grandi praticanti taoisti. Solo uno spirito evoluto è in grado di coglierne il senso grazie all'ascolto del cuore.
"Il Tao che può essere detto Non è l'eterno Tao, il nome che può essere nominato non è l'eterno nome. Senza nome (wu = vuoto) è il principio del Cielo e della Terra, quando ha nome (You = vivente) è la Madre delle diecimila creature. Di ciò che sempre non è, ora vedremo i portenti; di ciò che sempre è, ora vedremo le manifestazioni. Pur avendo nomi differenti, i due hanno origine comune.La loro fonte comune è l'oscuro mistero (Xuan), l'inaccessibile, la porta di tutti i prodigi. "
Così inizia il Tao te Ching di Lao-Tzu. Nella medicina cinese i concetti di pieno e vuoto, yin e yang, Qi e Shen vengono proprio dal pensiero taoista.
Il Tao (Legge universale) ha due aspetti: uno detto Wu, "origine di cielo e terra", l'altro detto You "madre di tutte le cose"
Wu (non manifesto) e You (manifesto) sono due aspetti di un principio supremo, indefinibile ed inintelligibile (Xuan) e che è nascosto nella donna e nel mistero del femminile.
La manifestazione comporta un passaggio dalla dimensione Wu alla dimensione You; in altri termini ogni fenomeno manifesto ha un'origine non manifesta. Ogni fenomeno procede dal Wu al You e al Wu fa ritorno. Un po' come il ciclo dell'acqua che nel suo cammino dal cielo alla terra cambia stato da gassoso a liquido a ghiaccio per tornare poi gassoso, è sempre acqua ma appare e si comporta in modo differente in base al suo stato. Gli scambi fra cielo e terra avvengono sotto forma di Qi; Il Qi è espressione dell'energia nata della relazione fra Yin e Yang, fra cielo e terra.
Grazie ai due poli yin yang si crea il movimento energetico che può esprimersi in quattro modi differenti : l'opposizione, l'interdipendenza, il mutuo consumo, la reciproca trasformazione.
L'energia chiamata Qi o Ki in giapponese può essere di varia natura a secondo della sua densità.
Sta scritto : "il Tao ha origine da wu (vuoto), e wu produce l'universo. L'universo produce il qi....ciò che fu chiaro e luminoso salì al Cielo e quello che fu torbido e pesante si solidificò sulla terra." Huai Nan Zi (122 A.C.)
Ancora Zhang Zai: "il Grande Vuoto consiste di Qi . Il Qi si condensa trasformandosi nella miriade delle cose. Le cose necessariamente si disintegrano e ritornano al Grande Vuoto" "Se il Qi si condensa, la sua visibilità diventa effettiva e appaiono le forme fisiche."
Secondo il Neijing Suwen la causa ultima di qualsiasi malattia è da ricondursi a un 'deterioramento spirituale'. L'armonia dell'ambiente psicofisico interno dipende infatti dallo Shen; se lo Shen è danneggiato, le emozioni sregolate diventeranno fattori patogeni, inoltre, poiché gli eccessi emotivi pregiudicano l'equilibrio dei flussi di Qi l'individuo risulterà più vulnerabile agli attacchi dei fattori patogeni esterni.
"[Gli antichi]... non lasciavano che la concupiscenza o l'invidia logorassero il loro interiore, né permettevano che l'ambizione incontrollata esaurisse il loro esteriore [corpo fisico]. Essi vivevano in un mondo pacifico e quieto e non potevano essere attaccati dai malanni. Per questa ragione non avevano bisogno di medicine per curare il loro interno, né di aghi di pietra per curare il loro esterno; semplicemente incrementavano la loro Essenza e pregavano. Oggi gli uomini non vivono nello stesso mondo; l'ansia e la tristezza logorano il loro interno, il lavoro eccessivo esaurisce il loro esterno e inoltre essi non rispettano le quattro stagioni". Neijing Suwen, cap. 13
Un pensiero simile è presente anche da noi in occidente con Edward Bach ecco un brano tratto da Guarisci te stesso:
"La principale ragione del fallimento della scienza medica moderna sta nel fatto che si impernia sui sintomi e non sulle cause. Nel corso dei secoli la reale natura della malattia è stata mascherata dal materialismo; ciò ha facilitato l'estendersi dei danni da essa provocati, poiché non la si è mai aggredita alla sua origine. La situazione è simile a quella di un nemico ben trincerato sulle colline, che continuamente diffonde la guerriglia nel territorio circostante, mentre le persone, ignorando quella postazione fortificata, si accontentano di riparare le case danneggiate e seppellire i morti, che sono il risultato delle scorribande dei malfattori. Questa, parlando in generale, è la situazione della medicina di oggi; quella di rattoppare i danni o seppellire i morti, senza minimamente pensare alla reale roccaforte del nemico. La malattia non sarà mai curata o sradicata usando questi metodi materialistici, per la semplice ragione che la malattia, alla sua origine, non è materiale. Ciò che noi conosciamo della malattia è il risultato finale prodotto nel corpo, la conclusione di forze profonde che agiscono da lungo tempo, e anche se, apparentemente, il trattamento materiale ha successo, ciò non è niente più che un sollievo temporaneo, finché la causa reale non sia stata rimossa. La tendenza moderna della scienza medica, mal interpretando la vera natura della malattia, concentrandosi sulla manifestazione materiale nel corpo fisico, ha accresciuto enormemente il potere di essa: primo, distraendo i pensieri delle persone dalle reali cause e quindi da un metodo efficace di attacco; secondo, localizzandola nel corpo, attenua la speranza di una vera guarigione, e dà luogo ad un potente disagio che è un mix di paure, che non sarebbero mai dovuto esistite.La malattia, nella sua essenza, è il risultato di un conflitto fra Anima e Mente, e non sarà mai sradicata senza uno sforzo spirituale e mentale. Tali sforzi, se attuati propriamente, con comprensione, come vedremo dopo, possono curare e prevenire la malattia rimuovendo quei fattori di base che ne sono la causa primaria. Nessuno sforzo che sia diretto solo al corpo può fare più che riparare superficialmente il danno, e in questo non sta la cura, dal momento che la causa è ancora operativa e può, in ogni momento, dimostrare la sua presenza sotto altre forme. Infatti, in molti casi, l'apparente guarigione è dannosa, poiché nasconde al paziente la reale causa del suo malessere, e, nella soddisfazione di una saluta apparentemente riconquistata, questa causa può acquistare forza, non essendo notata. Guardiamo invece il caso di un paziente che conosce, o che ne è stato informato da un medico saggio, la natura delle forze spirituali o mentali avverse, il risultato del cui conflitto ha precipitato la cosiddetta "malattia" nel corpo. Se questo paziente tenta di neutralizzare direttamente queste forze, la salute migliora fin dall'inizio, e, quando il processo sarà completato, scomparirà addirittura. Così si compie la vera guarigione: con l'attacco della roccaforte, la base reale della sofferenza".
"Cinquecento anni prima della nascita di Cristo alcuni medici dell'antica India, lavorando sotto l'influenza di Buddha, portarono l'arte di curare gli altri ad un livello così avanzato che furono in grado di abolire la chirurgia, nonostante questa fosse a quei tempi almeno altrettanto efficiente di quella moderna. Uomini come Ippocrate coi suoi formidabili ideali sulla guarigione, come Paracelso, con la sua certezza della presenza del Divino nell'uomo, e come Hahnemann che capì che la malattia nasce in un piano superiore a quello fisico - tutti questi sapevano molto della reale natura e del rimedio della sofferenza. Quante miserie ci saremmo risparmiati negli ultimi venti o venticinque secoli se l'insegnamento di questi grandi maestri fosse stato seguito! Ma, come in altri campi, il materialismo affascinò troppo il mondo occidentale, e per un tempo così lungo da far sopravanzare le voci di chi conosceva la verità da quelle degli oppositori, che pensavano alla pratica. Affermiamo dunque, in sintesi, che la malattia, apparentemente così crudele, è in se stessa benefica e avviene per il nostro bene, e, se correttamente interpretata, ci guiderà ai nostri errori essenziali. Se trattata appropriatamente porterà a rimuovere questi errori, e ci lascerà in uno stato migliore del precedente. La sofferenza è un correttivo che ci indica una lezione che non siamo riusciti ad apprendere con altri mezzi, e non può essere sradicata fintanto che tale lezione non sarà appresa.
La malattia può essere prevenuta prima della sua comparsa o sradicata al suo primo manifestarsi se si intraprende il lavoro correttivo spirituale e mentale adatto. Non si deve mai disperare, per quanto grave sia la malattia, tutto e reversibile. Il fatto stesso che l'individuo fruisca ancora della vita è indice che l'anima deve ancora continuare a fare esperienza.
Per capire la natura della malattia occorre conoscere alcune verità fondamentali.
La prima di queste è che l'uomo possiede un'Anima che è il suo sé reale: un Essere potente, Divino, un Figlio del Creatore di tutte le cose, di cui il corpo, anche se ne è il tempio terrestre, non è che il suo più minuto riflesso; che la nostra Anima, la nostra Divinità che risiede dentro e intorno a noi, ci accompagna durante le nostre vite come Egli ha deciso e, per quanto glielo permettiamo, ci guida sempre, ci protegge e ci incoraggia, attenta e benefica, per condurci sempre al nostro massimo vantaggio; che Lui, il nostro Sé Superiore, essendo una scintilla dell'Onnipotente, è , per questo, invincibile e immortale. Il secondo principio è che noi, così come ci percepiamo in questo mondo, siamo personalità giunte quaggiù allo scopo di acquisire tutta la conoscenza e l'esperienza che può essere ottenuta attraverso l'esistenza terrena, di sviluppare le virtù di cui siamo in difetto e di spazzare via tutto ciò che abbiamo di sbagliato, avanzando così verso la perfezione della nostra natura. L'Anima sa quale ambiente e quali circostanze ci saranno di maggior aiuto nel conseguire ciò, per cui Egli ci pone in quel settore della vita più adatto al nostro scopo. Terzo, dobbiamo comprendere che il breve passaggio su questa terra, che conosciamo come vita, non è altro che un istante nel corso della nostra evoluzione - come un solo giorno di scuola a paragone di tutta una vita - e nonostante che nel presente noi siamo in grado di comprendere solo quel giorno, il nostro intuito ci dice che il vero inizio fu infinitamente lontano dal nostro inizio e che la fine sarà infinitamente lontana dalla nostra fine. Le nostre Anime, cioè i nostri Noi reali, sono immortali, e i corpi di cui siamo consapevoli sono temporanei, semplici cavalli che usiamo per fare un viaggio o strumenti che usiamo per un lavoro. Poi segue un quarto grande principio: che fintanto che le nostre Anime e personalità sono in armonia, tutto è gioia e pace, felicità e salute. E' quando le nostre personalità sono deviate dal sentiero indicato dalla nostra Anima, sia a causa dei nostri desideri terreni o spinti da altri, che nasce un conflitto. Questo conflitto è la radice della malattia e dell'infelicità. Non importa quale sia il nostro lavoro nel mondo - re o lustrascarpe, signore o contadino, ricco o povero : finché svolgiamo quel lavoro in accordo alle indicazioni dell'Anima, tutto procede bene; e possiamo anche essere certi che, in qualsiasi posto della vita siamo - elevato o modesto - esso contiene le lezioni e le esperienze necessarie, al momento, alla nostra evoluzione, e ci dà il vantaggio migliore per il nostro sviluppo. Il successivo grande principio è la comprensione dell'Unità di tutte le cose: che il Creatore di tutte le cose è Amore, e che ogni cosa di cui siamo consapevoli è, in tutto il suo infinito numero di forme, una manifestazione di quell'Amore, che sia un pianeta o un sassolino, una stella o una goccia di rugiada, un uomo o la più piccola forma di vita. La separazione è impossibile ogni azione contro noi stessi o contro un altro colpisce il tutto. Sono possibili due errori fondamentali: dissociazione tra la nostra anima e la nostra personalità; e il fare un torto agli altri, perché ciò è un peccato contro l'Unità. Se noi potessimo prendere coscienza degli errori commessi e correggerli con mezzi spirituali e mentali, non vi sarebbe più bisogno della severa lezione della sofferenza."